BIM e Codice Appalti: Opportunità o Ostacolo per la Digitalizzazione delle PMI nel Settore Pubblico?
| Redazionali

Abbiamo sviluppato un’analisi SWOT con riferimento all'innalzamento della soglia di obbligatorietà del Building Information Modeling (BIM) nel Codice Appalti (D.lgs. 36/2023) tesa ad analizzare gli impatti di questa modifica normativa. La decisione di rendere il BIM obbligatorio solo per progetti sopra i due milioni di euro e sopra la soglia comunitaria per i lavori su edifici storico-artistici di cui al Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004 pone interrogativi sulla reale portata della digitalizzazione per le commesse pubbliche minori per l’assenza di una timeline per l'adozione del BIM anche sotto queste soglie.
Nello specifico:
· Punti di Forza
- Accessibilità per PMI e piccole stazioni appaltanti (punteggio 4) - La soglia di 2 milioni di euro riduce l’onere per le piccole amministrazioni, che possono continuare a gestire le commesse minori senza dover implementare obbligatoriamente il BIM, evitando così i costi di formazione e di aggiornamento tecnologico.
- Focus su progetti complessi (punteggio 3) - Limitando l’obbligo BIM ai grandi progetti, le risorse digitali vengono applicate laddove l’impatto della digitalizzazione è maggiore. Il punteggio 3 riflette l’importanza di concentrare il BIM sui progetti di maggior rilievo, benché questo limite riduca la diffusione del BIM a livello nazionale.
- Riduzione dei rischi amministrativi (punteggio 4) - Le PMI non sono obbligate a digitalizzare processi per le commesse minori, evitando così potenziali blocchi o ritardi nelle procedure amministrative. Un punteggio elevato è assegnato per l’efficacia nel prevenire complicazioni operative per le piccole stazioni appaltanti.
- Obbligo di formazione e acquisizione tecnologica (punteggio 4) - L’Allegato I.9 impone obblighi per le stazioni appaltanti che adottano il BIM, tra cui un piano di formazione specifico per il personale e l’acquisizione di infrastrutture digitali, elevando il livello di competenza e preparazione digitale delle amministrazioni.
- Gestione unificata dei dati nel ciclo di vita (punteggio 3) - L'adozione dell’Ambiente di Condivisione dei Dati (ACDat), prevista dall’Allegato I.9, facilita la gestione del ciclo di vita dell’opera, dalla progettazione alla dismissione, in un unico spazio digitale condiviso. Questo punto riceve un punteggio medio-alto per il valore gestionale nel lungo periodo.
· Debolezze
- Ritardo nella digitalizzazione (punteggio 5) - L’innalzamento della soglia rallenta l’introduzione del BIM per le commesse di media entità, limitando la diffusione della digitalizzazione e impedendo un’adozione capillare dei processi BIM. Il massimo punteggio riflette il rischio significativo che questa limitazione impone al settore.
- Frammentazione operativa (punteggio 4) - L’utilizzo di approcci BIM e non BIM, soprattutto all’interno delle stesse stazioni appaltanti, crea discontinuità e problemi di integrazione nei flussi di lavoro. Il punteggio 4 evidenzia la complessità di mantenere coerenza nei processi operativi con metodologie diverse.
- Gap tecnologico tra PMI e grandi stazioni (punteggio 5) - Concentrando il BIM sui grandi progetti, si accentua il divario tecnologico tra le piccole e grandi stazioni appaltanti. Le PMI restano indietro nella transizione digitale, amplificando il rischio di disparità. Il massimo punteggio è giustificato dalla gravità del divario.
- Perdita di potenziali benefici del BIM (punteggio 4) - Non adottare il BIM nelle commesse minori limita la trasparenza, l’efficienza e la tracciabilità dei dati, riducendo i benefici complessivi che la digitalizzazione apporterebbe al settore pubblico. Questo elemento penalizzante riceve un punteggio elevato.
- Complessità per piccole stazioni appaltanti (punteggio 3) -L’Allegato I.9 introduce dettagliate procedure per l’uso del BIM e la gestione dei dati, che potrebbero risultare onerose per le piccole stazioni appaltanti. Un punteggio medio riflette l’impatto delle nuove responsabilità amministrative sulle PMI.
· Opportunità
- Supporto formativo e incentivi per PMI (punteggio 3) - La soglia alta rappresenta un’opportunità per avviare percorsi di formazione e incentivi per avvicinare le PMI al BIM in modo graduale. Questo punteggio medio evidenzia il valore di un supporto strutturato per colmare le lacune delle PMI senza obblighi stringenti.
- Migliore implementazione del BIM sui progetti maggiori (punteggio 3) - Concentrare il BIM sui progetti più complessi permette di implementarlo in modo più specializzato e competente, assicurando una maggiore efficacia per le commesse rilevanti. Il punteggio medio riflette l’opportunità di massimizzare l’efficienza del BIM nelle opere di grande portata.
- Sviluppo dell'interoperabilità con altri sistemi (punteggio 4) - L’obbligo di adottare un Ambiente di Condivisione dei Dati (ACDat) promuove l’integrazione tra sistemi BIM e piattaforme di monitoraggio pubblico della spesa, facilitando la tracciabilità delle risorse. Questo elemento riceve un punteggio elevato per il suo contributo alla trasparenza.
- Uso di standard internazionali UNI EN ISO 19650 e UNI 11337 (punteggio 4) - L’obbligo di conformarsi agli standard internazionali previsti dall’Allegato I.9 garantisce uniformità e qualità, facilitando anche l’adozione del BIM in un contesto europeo. Il punteggio alto è attribuito per l’importanza di uno standard condiviso e riconosciuto.
- Stimolo all’evoluzione tecnologica per PMI e fornitori (punteggio 4) - La normativa incentiva i fornitori di tecnologia a sviluppare soluzioni BIM più accessibili e scalabili, rispondendo così ai bisogni delle PMI. Questo elemento riceve un punteggio alto per il potenziale di creare tecnologie BIM su misura per realtà di piccola scala.
· Minacce
- Resistenza al cambiamento delle PMI (punteggio 4) - Senza obblighi stringenti, le PMI potrebbero evitare l’adozione del BIM, rallentando la transizione digitale. Il punteggio elevato riflette il rischio che molte PMI decidano di non investire in digitalizzazione.
- Ritardo nella standardizzazione (punteggio 5) - La coesistenza di progetti gestiti in BIM e altri in modalità tradizionale compromette la possibilità di creare uno standard nazionale uniforme, rallentando l’evoluzione normativa nel settore. Il massimo punteggio riflette l’impatto significativo che questa frammentazione può avere sulla standardizzazione.
- Dispersione di competenze (punteggio 5) - Le competenze digitali avanzate si concentreranno nelle grandi stazioni appaltanti, lasciando indietro le PMI. Questo squilibrio riduce le capacità complessive del settore pubblico in termini di competenze BIM e riceve il massimo punteggio per il rischio di creare forti disparità.
- Incremento dei costi futuri di aggiornamento per PMI (punteggio 4) - Ritardando l’adozione del BIM, le PMI potrebbero affrontare costi elevati per l’aggiornamento in futuro, una volta che la digitalizzazione sarà richiesta per un numero maggiore di progetti. Questo punteggio alto riflette il rischio economico potenziale per le PMI.
- Complessità nell'integrazione delle PMI (punteggio 4) - Gli obblighi dell’Allegato I.9, come il capitolato informativo e la gestione dei dati, rischiano di risultare complessi per le PMI meno attrezzate, penalizzandone la competitività. Questo punteggio alto è attribuito per la difficoltà che le PMI potrebbero incontrare nell’allinearsi a tali requisiti.
Infine, la complessità per l’integrazione delle PMI nei processi digitalizzati aumenta ulteriormente con l’Allegato I.9, che richiede la creazione di un capitolato informativo specifico, un ambiente di condivisione dati interoperabile e un piano di gestione informativa.
Categoria |
Punteggio Totale |
Punti di Forza |
18 |
Debolezze |
23 |
Opportunità |
19 |
Minacce |
23 |
Pertanto, l'innalzamento della soglia per l’obbligo di adozione del BIM nel nuovo Codice Appalti rappresenta dunque un intervento normativo che, da un lato, consente alle piccole e medie stazioni appaltanti di gestire progetti minori con metodi tradizionali, risparmiando sui costi e sulla complessità della digitalizzazione. Tuttavia, tale approccio rischia di rallentare il processo di digitalizzazione dell’intero settore, creando una frammentazione tra progetti con gestione BIM e progetti gestiti con approcci tradizionali. La mancanza di una data di entrata in vigore per l’adozione obbligatoria del BIM per progetti sotto la soglia di due milioni di euro e sopra la soglia comunitaria per i lavori su edifici storico-artistici di cui al Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo n. 42 del 2004, infatti, può disincentivare le PMI dal prepararsi all’integrazione di competenze digitali, consolidando il divario tecnologico con le medie e grandi stazioni appaltanti, che continueranno a sviluppare e migliorare la propria gestione digitale attraverso il BIM.
Il principale punto di forza di questa misura risiede nella maggiore accessibilità per le PMI, che possono evitare l’implementazione del BIM per commesse semplici, mantenendo flessibilità e limitando i costi amministrativi. Tuttavia, la ridotta portata dell’obbligatorietà comporta anche numerose debolezze: limitare il BIM ai soli progetti maggiori frena la digitalizzazione nel settore pubblico e sottrae molti progetti dai benefici del BIM in termini di tracciabilità e trasparenza dei dati. Le PMI non saranno stimolate ad adottare nuovi strumenti digitali, limitando così l’evoluzione delle loro competenze tecnologiche. Inoltre, la frammentazione operativa e l’assenza di standard uniformi rendono difficile un’integrazione efficace tra progetti BIM e non-BIM.
Sul fronte delle opportunità, è evidente che il BIM sui progetti più rilevanti potrebbe facilitare l’introduzione di standard di interoperabilità con i sistemi pubblici e sviluppare best practice che, in futuro, potrebbero essere applicate anche a commesse minori. Tuttavia, molte opportunità, come il supporto formativo e l’evoluzione tecnologica per le PMI, risultano svantaggiate dalla mancanza di obblighi, diventano facoltative e perdono di incisività nel garantire un’adozione diffusa del BIM. Inoltre, il mercato privato, libero dall'obbligo normativo e sensibile a dinamiche competitive, risulta essere un settore guida rispetto al pubblico nell’adozione del BIM, specialmente in alcune aree d’Italia. In queste zone, il settore privato ha sviluppato modelli avanzati di gestione digitale delle commesse, anticipando l’uso delle tecnologie BIM e promuovendo soluzioni innovative su base volontaria.
Le minacce associate alla nuova soglia evidenziano, infine, il rischio di un incremento dei costi di aggiornamento in futuro per le PMI, che dovranno comunque adeguarsi al BIM in un contesto progressivamente più digitalizzato. Inoltre, senza obblighi, è probabile che le PMI restino legate a metodi tradizionali, limitando la competitività in gare avanzate e internazionali. Il rischio di una dispersione di competenze aumenta: le conoscenze avanzate del BIM si concentreranno nelle grandi stazioni appaltanti, lasciando le PMI con un gap tecnologico difficile da colmare.
In sintesi, la misura rappresenta una facilitazione nel breve termine, ma può compromettere la digitalizzazione uniforme del settore delle costruzioni pubbliche. Affinché il BIM produca vantaggi sostenibili, è cruciale integrare la norma con incentivi e supporto tecnico che spingano anche le PMI verso la digitalizzazione, riducendo il divario tecnologico e garantendo una transizione più omogenea e progressiva.
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