L’obbligatorietà del BIM e la “sindrome dello studente” nella Pubblica Amministrazione
| Redazionali

L’introduzione dell’obbligatorietà del BIM a partire dal 2025 è un passo decisivo per il futuro del settore delle costruzioni e per l’efficienza della Pubblica Amministrazione. Tuttavia, nonostante la scadenza imminente, molti enti pubblici continuano a rinviare l’adozione di questa metodologia a ridosso della scadenza. Questa tendenza al procrastinare, paragonabile alla "sindrome dello studente", riflette una resistenza al cambiamento che rischia di compromettere seriamente il raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Preoccupa, per questo, la nota dell'ANCI trasmessa al MIT in cui si chiede di aumentare la soglia minima per l'applicazione del BIM. L’idea è quella di alzare l’importo dei lavori per cui il BIM diventerebbe obbligatorio, nel tentativo di ridurre l'impatto sulle amministrazioni meno "preparate". Tuttavia, questa soluzione rischia di essere solo un palliativo. Infatti, l'eventuale aumento della soglia non esime gli Enti dall’adozione del BIM: adottare il BIM non è solo l'espressione di un requisito di capitolato ma è anche la realizzazione dei presupposti necessari come indicati nel D.Lgs 36/2023, Allegato I.9 all'art. 2 commi a, b e c. Inoltre, si potrebbe incentivare la frammentazione dei progetti per evitare di superare la soglia, mantenendo così i lavori "nell'ambito tradizionale" sfuggendo all’obbligo di utilizzo del BIM. Elementi che potrebbero frenare l'innovazione e l’efficienza che il BIM potrebbe portare anche nei progetti di dimensioni più ridotte.
L’applicazione del BIM non deve essere interpretato come un obbligo normativo, ma un’opportunità per migliorare la qualità, la trasparenza e l’efficienza dei progetti e delle gestioni degli interventi a matrice pubblica. Tuttavia, se viene percepito come un peso o un ostacolo da evitare, il rischio è che si trasformi nell'ennesimo adempimento burocratico, piuttosto che in un catalizzatore di innovazione.
È necessario che le amministrazioni, grandi e piccole, si assumano la responsabilità di adottare il BIM come strumento di lavoro, investendo in formazione, realizzando l'infrastruttura necessaria e adeguando le proprie procedure interne. L’attesa o la speranza che le soglie siano innalzate non può essere una scusa per non agire, soprattutto perché anche i piccoli Enti, che spesso si trovano a gestire opere di dimensioni ridotte, trarrebbero notevoli vantaggi dall’utilizzo del BIM, in termini di controllo dei costi, gestione dei tempi e qualità delle realizzazioni.
La scadenza del 2025 è ormai vicina, e continuare a rimandare l’adozione del BIM non fa che aggravare i problemi. La Pubblica Amministrazione deve superare la sua tradizionale avversione al cambiamento, abbandonando l'approccio reattivo e abbracciando una visione proattiva, in cui la tecnologia è vista come una risorsa strategica, e non come un obbligo da evitare. Solo così sarà possibile trasformare l’obbligo del BIM in un’opportunità di crescita e miglioramento, sia per il settore delle costruzioni che per la società nel suo complesso.
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